Antiche tecniche per nuove sperimentazioni

storie di fotografia e arte

I ritratti di Victoria Will sono davvero affascinanti: hanno qualcosa di misterioso, che ricorda la magia delle fotografie dell’800, quello strano effetto che ci fanno le vecchie foto dalle quali non riusciamo a staccare lo sguardo. Siamo rapiti dall’espressività di volti che sembrano nuovi, anche se in questo caso li abbiamo già visti altrove tante volte. Quasi ci dimentichiamo del loro nome, anche se lo conosciamo.

Realtà o finzione? Polemiche sul World Press Photo

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Se la fotografia non può mentire, i mentitori possono fotografare

Lewis Wickes Fine, Fotografia sociale. Come la macchina fotografica può contribuire a migliorare la società, 1909

Ancora il World Press Photo, come ogni anno, ci offre un momento di riflessione sul linguaggio e il significato della fotografia e in modo particolare del fotogiornalismo. In questi giorni si dibatte sulla questione aperta dall’esclusione, a seguito di vivaci proteste e polemiche, del reportage di Giovanni Troilo (“The dark heart of Europe“) che aveva guadagnato il primo premio nella sezione Contemporary Issues.

Il linguaggio shock del fotoritocco

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La fotografia contribuisce oggi più di ieri all’urgente bisogno di comprendere la realtà, all’osservazione e alla testimonianza di un mondo che sfugge alla nostra comprensione: lo scatto che immobilizza sembra portare con sé un controvalore rispetto all’immagine in movimento, il suo potere di sintesi è la chiave del suo successo.

Il nuovo mondo

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Gli analfabeti del futuro non saranno tanto coloro che ignorano l’arte dello scrivere, quanto quelli che non sapranno nulla di fotografia

Quest’affermazione dipende da uno dei più influenti artisti del ‘900, Lazlo Moholy-Nagy, nato ungherese e morto da americano, come tanti intellettuali fuggiti dalla persecuzione nazista alla metà degli anni ’30.

Una piccola smagliatura sulla superficie delle cose

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L’idea del fantastico credo che ben si adatti alla mia idea di paesaggio, è proprio all’interno di questa mutazione che si può spiegare l’aria di inquietante tranquillità che abita luoghi e paesaggi… sapendo alla fine che questo che c’è dato di conoscere, raccontare, rappresentare, non è che una piccola smagliatura sulla superficie delle cose

Niente di antico sotto il sole, 1988

Quanta bellezza nella mostra al MAXXI dedicata a Luigi Ghirri, “Pensare per immagini”, bella fin dal titolo. Quanta straordinaria consapevolezza nelle parole dello stesso Ghirri, nella sua idea di fotografia come svelamento, come rivelazione dell’inaspettato. E quanta gioia nel lasciarsi sorprendere, così, quasi ingenuamente, da un linguaggio semplice e potente.