Adoro questa immagine, forse perché mi ricorda un notturno blu e oro di Whistler o per il Flatiron che svetta come una rompighiaccio, o ancora per l’apparente indefinitezza del primo piano, dove a ben guardare ci sono delle carrozze che avanzano sulla strada bagnata, ma ad una visione superficiale potrebbe sembrare di assistere al passaggio delle gondole in un canale.
Una fotografia che è diventata un dipinto, un dipinto che nasce con una fotografia.
Il Flatiron è visto dal Madison Square Park, sulla Brodway (nella seconda immagine si vede la ripresa attuale da Google Street View), un edificio che è già una leggenda di suo, celebre fin dalla sua costruzione (1902) per il tunnel di vento che genera lungo i suoi fianchi.
Steichen inizia come pittore e diventa fotografo nei primi del ‘900. Dopo l’esperienza della prima guerra mondiale e una successiva fase di ritiro e riflessione in Francia, negli anni ’20 e ’30 si dedicherà interamente all’attività commerciale, diventando la celebre firma di Vogue e Vanity Fair, dalle cui pagine rivoluzionerà il mondo della moda e del ritratto glamour fino a divenire il fotografo più pagato al mondo (sue l’immagine-icona della Dietrich); più tardi tornerà in guerra da direttore della divisione fotografica navale, per poi curare il Dipartimento di fotografia del MOMA, fino agli anni ’60. Insomma, è la storia di un fotografo di straordinario successo e autorevolezza.

Edward Steichen, Marlene Dietrich, 1934
Questa immagine del Flatiron è nota come una delle più significative del “pittorialismo”, corrente artistica internazionale che fin dalla seconda metà dell’800 si sforzò di elevare la fotografia al rango di arte attraverso effetti pittorici, in un’epoca in cui si discuteva molto sull’autonomia e la dignità del mezzo fotografico. Ma quando Steichen realizza la sua versione del Flatiron siamo vicinissimi già al tempo della “straight photography” americana, che non solo segnerà il distacco della fotografia dalle tradizionali tecniche artistiche ma ne sancirà la totale autonomia, ancor prima che in Europa. Ma per questa consapevolezza bisognerà aspettare almeno 20 anni.
Nel 1904 Steichen si confronta con Steiglitz, al quale fa conoscere l’arte francese e in particolare Rodin e Matisse. Con lui aprirà l’anno dopo la celebre 291 Gallery e contribuirà in modo decisivo alla rivista “Camera Work”, che sarà punto di svolta fondamentale per il percorso dell’arte e della fotografia in America. In questo periodo Steichen sta sperimentando l’applicazione del pigmento sulle lastre fotografiche e presto diventa il riferimento del pittorialismo negli Stati Uniti anche grazie alle numerose pubblicazioni sulla stessa rivista, che almeno fino al 1910 si fa portavoce autorevole del movimento, prima del deciso cambio di rotta che Steiglitz si appresterà a fare nel decennio successivo.

Edward Steichen, The pond – Moonlight, 1904
Steichen è di origine europea, viene dal Lussemburgo, diventa cittadino americano nel 1900. Ha scelto da neanche una decina di anni di dedicarsi alla fotografia, dopo una formazione come incisore e pittore. Sembra che queste elaborazioni foto-pittoriche siano molto legate anche ad una sorta di transizione personale e al legame con il proprio background geografico e culturale.
Questa immagine, a rivederla ancora una volta, sembra in effetti lontana dalle scelte successive di Steichen, ancora chiusa in una sorta di bozzolo; ha una patina ovattata, è priva di nitidezza, sembra attingere ai ricordi, almeno per noi, mentre a pensarci bene quel grattacielo è lì da soli due anni quando Steichen lo fotografa e lo immortala. Doveva essere una novità assoluta nel panorama della città, la sua sottigliezza quasi inquietante. Eppure se non fosse per la sua forma inconfondibile, la veduta di strada potrebbe benissimo essere a Parigi o a Londra, nel vecchio mondo. Altre immagini coeve di Steichen, realizzate con tecniche affini (come “The pond” dello stesso anno), sono molto più vaghe di questa e incentrate quasi solo sull’atmosfera notturna di paesaggi naturali molto poco definiti. Risultano come veri e propri dipinti, la percezione della fotografia si perde totalmente.
Era ancora pittore in questo momento Steichen, ma a breve sarebbe diventato fotografo, secondo un percorso irreversibile ma di assoluta sintonia con la New York in trasformazione e col mondo che stava arrivando.