Interpretare il movimento

storie di fotografia e arte

Tanti sono i modi con cui l’arte si è espressa nella rappresentazione del movimento e del concetto di dinamismo, soprattutto a partire dal secolo scorso con le ricerche futuriste, tese ad esaltare le innovazioni tecnologiche nella visione di un progresso capace di abbattere il vecchio per rivoluzionare la vita collettiva.

La tensione verso il movimento inteso come stravolgimento, rivoluzione, propulsione, scaturito dall’avvento dei mezzi di trasporto a motore, è affiancata ad una percezione più quotidiana, ad uno spostamento di interesse dalla sintesi dell’attimo impressionista al movimento nel suo fluire: la fotografia ha giocato senza dubbio un ruolo decisivo proprio per la sua capacità di “bloccare” un movimento, o, al contrario, di svelarne il proprio corso.

È come se in qualche modo la pittura avesse tentato di ripetere a suo modo quella che è innanzitutto un’esperienza fotografica e quindi cinematografica. Ma un dipinto deve catturare qualcos’altro, oltre al movimento in sé:

il dinamismo è la solidificazione dell’impressione senza amputare l’oggetto o isolarlo del solo elemento che lo nutre: la vita, cioè il moto

Umberto Boccioni, La città che sale, 1910, Moma New York

Umberto Boccioni, La città che sale, 1910, Moma New York

Il dinamismo è la vita stessa afferrata nella forma che la vita crea nel suo infinito succedersi

Così scriveva Umberto Boccioni esprimendo un’idea di “futurismo” più riflessiva, volta alla determinazione di un risultato duraturo, potremmo dire eterno:

… bisogna… dimenticare la fissità della contemplazione tradizionale del vero, e concepire e determinare in una forma la relazione plastica che esiste tra la conoscenza dell’oggetto e la sua apparizione… L’impressione vivrà quindi nella durata attraverso la forma unica del suo svolgersi

Il rapporto uomo/oggetto/ambiente è forse l’aspetto più stimolante dell’indagine sul movimento, per le infinite possibilità di interpretazione che questo provoca:

Concependo l’oggetto dal di dentro, cioè vivendolo, noi daremo la sua espansione, la sua forza, il suo manifestarsi, che creeranno simultaneamente la sua relazione con l’ambiente

i nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le quali a loro volta si scaraventano sul tram che passa e con esso si amalgamano

Forse non può esserci descrizione più efficace per descrivere la modernità, associata inesorabilmente al suo dinamico e incessante svolgersi.

Ma è stato un fotografo a contribuire in modo decisivo alla consapevolezza che la percezione “umana” del movimento non corrispondeva alla realtà: Eadweard Muybridge (1830-1904) nel 1878 immortalò con ben cinquanta apparecchi fotografici il movimento di un cavallo in corsa mostrando ai pittori come l’animale articolasse le zampe, e anticipando così la “cronofotografia”, ovvero l’indagine fotografica del movimento di un soggetto attraverso una successione di fasi in un determinato lasso di tempo.

Eadweard Muybridge, The Horse in Motion, 1878

Eadweard Muybridge, The Horse in Motion, 1878

Insomma la cronofotografia ha svelato una possibilità tecnologica rivoluzionaria per le abitudini percettive dell’uomo alla seconda metà dell’800, prim’ancora che arrivasse il cinema.

Ma chiunque si cimenti con la macchina fotografica scopre fin da subito che le possibilità tecniche del mezzo ci permettono di riprodurre una realtà difficilmente statica: scrivere con la luce significa poter catturare attimi, spostamenti, sequenze reali dell’”infinito succedersi” della vita che non sarebbe possibile osservare solo con i nostri occhi.

Tanti grandi fotografi hanno tentato di raccontare il movimento e di coglierne gli aspetti più affascinanti, nelle infinite possibilità creative che questo può ispirare. In fondo non smettiamo mai di stupirci.

Harold Edgerton, Drum Majorette, 1953

Harold Edgerton, Drum Majorette, 1953

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